Finita la campagna elettorale, finito il tempo dei proclami, è il momento di agire. Anche i dati ci indicano degli interventi che non si possono rimandare e la politica degli struzzi che ha ispirato la giunta Cirio nella sua prima edizione non può proseguire. Il rapporto GIMBE 2022-2023 evidenzia che la sanità in Piemonte si trova di fronte a sfide urgenti che non possono più essere rimandate, a partire dalla carenza di personale fino alla sostenibilità economica del sistema stesso.
Adempimento ai LEA: un successo parziale
Il Piemonte si posiziona tra le regioni adempienti ai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), con un punteggio totale di 262,41. Questo può sembrare un risultato soddisfacente, ma guardando più da vicino, emerge che i progressi non sono uniformi. La regione è al 5° posto per l’area di prevenzione, ma le altre aree, come l’assistenza distrettuale e ospedaliera, non raggiungono performance di eccellenza, attestandosi rispettivamente al 7° e al 6° posto.
Nonostante il risultato complessivo positivo, la qualità dell’assistenza preventiva è insufficiente. Le problematiche dell’area della prevenzione, infatti, non solo sono persistenti, ma minano direttamente la capacità della regione di affrontare emergenze sanitarie future. Inoltre, il dato allarmante di un’8,8% di nuclei familiari che rinunciano a curarsi, superiore alla media nazionale del 7,6%, evidenzia le difficoltà di accesso ai servizi. Questo si traduce in una realtà in cui una famiglia su dieci in Piemonte non riesce ad accedere alle cure necessarie.
La drammatica situazione del personale sanitario
Uno dei nodi principali della sanità piemontese è la carenza di personale, che incide pesantemente sulla qualità delle cure offerte. Con 55.136 dipendenti, la regione sembra essere ben fornita a livello numerico, ma la realtà è diversa. Il carico di lavoro dei medici di base e dei pediatri di libera scelta è eccessivo: l’86,3% dei pediatri ha in carico più di 800 pazienti, una percentuale allarmante che lascia poco spazio per un’assistenza adeguata e individualizzata.
In particolare, il Piemonte si distingue per essere la regione con il maggior numero di assistiti per pediatra, con 1.108 pazienti per pediatra, ben oltre il limite teorico di 880, in una situazione che compromette la qualità del servizio e la disponibilità di pediatri, sia nelle aree interne che nelle città. Questa sovrasaturazione, oltre a colpire la qualità del servizio, spinge molti operatori sanitari verso il burnout, con effetti negativi sulla loro motivazione e sulla possibilità di attrarre nuovi professionisti.
Strutture sanitarie: un miglioramento insufficiente
Sul fronte delle infrastrutture, il Piemonte sembra aver fatto qualche passo avanti, ma non abbastanza. Nel 2022, sono state attivate 27 delle 43 Centrali Operative Territoriali (COT) previste, pari al 63% del totale. Le COT sono essenziali per garantire un’adeguata risposta territoriale, soprattutto in un contesto post-pandemico. Le aree rurali e periferiche sono spesso quelle più penalizzate, dove l’accesso alle cure è limitato e la mancanza di coordinamento aggrava ulteriormente la situazione.
Inoltre, per quanto riguarda l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il Piemonte ha un avanzamento nullo (0) nei progetti per 27 ospedali di comunità previsti entro il 2026, purtroppo in compagnia di altre dieci regioni. Le case di comunità sono più promettenti, con 17 su 82 già in funzione, ma resta molto da fare per migliorare il servizio complessivo.
Digitalizzazione: bene, ma non abbastanza
Uno dei pochi aspetti positivi è l’adozione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), con il Piemonte tra le regioni che hanno superato il 50% di alimentazione del sistema. Questo risultato, pur significativo, non può però nascondere le difficoltà più profonde legate alla gestione del personale e alle risorse economiche insufficienti.
Sostenibilità e spesa sanitaria: una strada in salita
Il sistema sanitario piemontese, pur presentando alcuni aspetti positivi, mostra anche numerose criticità che rischiano di comprometterne l’efficacia. Il rapporto GIMBE 2022-2023 evidenzia che la sanità in Piemonte si trova di fronte a sfide urgenti che non possono più essere rimandate, a partire dalla carenza di personale fino alla sostenibilità economica del sistema stesso.
Adempimento ai LEA: Un Successo Parziale
Il Piemonte si posiziona tra le regioni adempienti ai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), con un punteggio totale di 262,41. Questo può sembrare un risultato soddisfacente, ma guardando più da vicino, emerge che i progressi non sono uniformi. La regione è al 5° posto per l’area di prevenzione, ma le altre aree, come l’assistenza distrettuale e ospedaliera, non raggiungono performance di eccellenza, attestandosi rispettivamente al 7° e al 6° posto.
Nonostante il risultato complessivo positivo, la qualità dell’assistenza preventiva è insufficiente. Le problematiche dell’area della prevenzione, infatti, non solo sono persistenti, ma minano direttamente la capacità della regione di affrontare emergenze sanitarie future. Inoltre, il dato allarmante di un’8,8% di nuclei familiari che rinunciano a curarsi, superiore alla media nazionale del 7,6%, evidenzia le difficoltà di accesso ai servizi. Questo si traduce in una realtà in cui una famiglia su dieci in Piemonte non riesce ad accedere alle cure necessarie.
La Drammatica Situazione del Personale Sanitario
Uno dei nodi principali della sanità piemontese è la carenza di personale, che incide pesantemente sulla qualità delle cure offerte. Con 55.136 dipendenti, la regione sembra essere ben fornita a livello numerico, ma la realtà è diversa. Il carico di lavoro dei medici di base e dei pediatri di libera scelta è eccessivo: l’86,3% dei pediatri ha in carico più di 800 pazienti, una percentuale allarmante che lascia poco spazio per un’assistenza adeguata e individualizzata.
In particolare, il Piemonte si distingue per essere la regione con il maggior numero di assistiti per pediatra, con 1.108 pazienti per pediatra, ben oltre il limite teorico di 880, in una situazione che compromette la qualità del servizio e la disponibilità di pediatri, sia nelle aree interne che nelle città. Questa sovrasaturazione, oltre a colpire la qualità del servizio, spinge molti operatori sanitari verso il burnout, con effetti negativi sulla loro motivazione e sulla possibilità di attrarre nuovi professionisti.
Strutture Sanitarie: Un Miglioramento Insufficiente
Sul fronte delle infrastrutture, il Piemonte sembra aver fatto qualche passo avanti, ma non abbastanza. Nel 2022, sono state attivate 27 delle 43 Centrali Operative Territoriali (COT) previste, pari al 63% del totale. Le COT sono essenziali per garantire un’adeguata risposta territoriale, soprattutto in un contesto post-pandemico. Le aree rurali e periferiche sono spesso quelle più penalizzate, dove l’accesso alle cure è limitato e la mancanza di coordinamento aggrava ulteriormente la situazione.
Tuttavia, nonostante gli sforzi, il Piemonte ha realizzato meno della metà dei posti letto aggiuntivi previsti per le terapie intensive e sub-intensive a seguito della pandemia, con solo il 47% dei letti programmati già in funzione. Questo deficit è preoccupante, soprattutto considerando che mancano all’appello almeno 1.082 posti letto di terapia intensiva e 1.398 di semi-intensiva da realizzare entro il 2026, come stabilito dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Digitalizzazione: Bene, ma Non Abbastanza
Uno dei pochi aspetti positivi è l’adozione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), con il Piemonte tra le regioni che hanno superato il 50% di alimentazione del sistema. Questo risultato, pur significativo, non può però nascondere le difficoltà più profonde legate alla gestione del personale e alle risorse economiche insufficienti.
Sostenibilità e Spesa Sanitaria: Una Strada in Salita
La sostenibilità del sistema sanitario piemontese è in discussione. Con una spesa sanitaria che ha raggiunto 176,153 miliardi di euro a livello nazionale, il Piemonte si trova in una posizione complicata: deve fare i conti con risorse limitate e una crescente domanda di servizi. La situazione attuale, con un sistema fortemente sotto pressione, rischia di peggiorare se non verranno attuati interventi strutturali per migliorare l’efficienza e garantire la tenuta economica.
Prospettive Future: Serve un Cambio di Rotta
La sanità piemontese deve affrontare questioni urgenti e strutturali. La carenza di personale è un’emergenza che, se non affrontata, potrebbe portare a un collasso del sistema. Anche le infrastrutture sanitarie e i servizi territoriali devono essere potenziati, soprattutto nelle aree più fragili. Un investimento più deciso nelle politiche di prevenzione e una maggiore attenzione alla sostenibilità finanziaria sono necessari per evitare che la sanità piemontese si trasformi in un servizio sempre meno accessibile e di qualità.
In conclusione, sebbene il Piemonte possa vantare alcuni progressi, non si può ignorare che molte delle sue criticità rimangono irrisolte. È necessario un cambio di passo deciso per garantire che il sistema sanitario regionale sia all’altezza delle sfide attuali e future.